Graziella Magherini passa in rapida rassegna le principali scoperte di Freud, le modalità della diffusione nel mondo delle teoria psicoanalitica, i contributi dei maggiori psicoanalisti che hanno operato nel corso del XX secolo, le psicoterapie che ne sono derivate.
Interviene sulle ragioni della contrapposizione fra terapia con psicofarmaci e terapia psicologica.
Affronta il tema dell’incontro di fine secolo fra psicoanalisi e mondo virtuale, e Internet.
Attraverso un dibattito a tutto campo in cui vengono citati autori, metodi, farmaci e “guerre sante” di un’avventura che parrebbe destinata al declino, emerge una visione d’insieme e senza ombre dello stato attuale della scienza che nacque a Vienna, alle prese con le sfide del nostro tempo.
Premessa
Questo libro nella mia intenzione poteva essere come un lungo articolo di giornale o, se si vuole, una sorta di intervista a me stessa. L’intenzione era anche un’adesione al desiderio dell’editore, il quale mi aveva chiesto di scrivere le mie opinioni – le opinioni di una persona a lungo impegnata nello studio e nella pratica psicoanalitica e psichiatrica – su alcuni problemi relativi appunto alla psicoanalisi e alla cura dei disturbi psichici. Diversi argomenti riguardano temi ricorrenti: Quali teorie di Freud sono ancora valide?
La psicoanalisi di oggi in cosa è affine e in cosa diverge dalle teorie originarie e dalla pratica terapeutica leggendariamente elitaria che si effettuava nei primi del secolo su pazienti dai nomi romanzeschi come L’uomo dei topi o L’uomo dei lupi? E’ psicoanalisi solo quella che si rifà direttamente a Freud? Quante psicoterapie esistono? Sono tutte valide? I disturbi psichici si curano meglio con la psicoterapia o con le “pillolle”? . A queste domande, e risposte, è dedicata parte del testo.
Ma una domanda sovrasta tutte le altre. Adesso è venuto il momento del biologismo e del digitalismo. Il primo con l’ostentata certezza che la biologia risolverà il problema della mente e i farmaci guariranno tutti i disturbi psichici.
Il secondo con la fuga nella realtà virtuale, con la temporanea scissione fra il nostro corpo e la nostra mente. Biologismo e digitalismo sono i due possibili killer della psicoanalisi? Il biologismo trasmette “onnipotenza” con l’ingenuità di ritenere che la vita mentale, i comportamenti, i sentimenti, gli stati d’animo, gli affetti siano la diretta espressione delle modificazioni di sostanze chimiche prodotte da cellule nervose, da neurotrasmettitori. Al di fuori delle esperienze personali, della propria storia, delle proprie spinte ideali. Il digitalismo lasciando il soggetto biologico, il corpo in un preciso spazio fisico durante un altrettanto esatto momento temporale, trasferendo la nostra mente in un luogo imprecisato dove non contano più le cose che si toccano o che sono state toccate: la storia, la geografia, il sesso, la bellezza… Per arrivare dove fluttuano solo intelligenze, ovvero nel primo e vero regno della comunicazione globale: Internet.
Qualcuno ucciderà la scienza nata da Freud per fare posto ai “razionali” biologismo e digitalismo? Spero che il lettore apprezzi un testo “veloce” su questi interrogativi, un testo che gli consenta delle risposte dopo uno sguardo sullo “stato dell’arte” della psicoanalisi e una riflessione su una “prospettiva per la psicoanalisi”, quali potrebbero derivargli da una “conversazione in salotto” con una psicoanalista.
Introduzione
Consciamente crediamo di essere fatti in un certo modo, inconsciamente potremmo pensare di essere tutt’altro.
Ci abbiamo messo cent’anni per capirlo. Ed ora il biologismo vuole convincere che siamo solo cervello, che la mente è un sistema di reazioni chimiche e impulsi elettrici. Il biologismo vuole uccidere la psicoanalisi? Adesso è venuto anche il momento della realtà virtuale, della temporanea scissione – in Internet – fra il nostro corpo e la nostra mente. Metteremo dei lettini che non esistono? Apriremo degli studi in rete per chi “naviga”? Graziella Magherini nel suo libro mette in luce con grande chiarezza come la psicoanalisi abbia generato metodi per la conoscenza di sé ed efficaci strumenti di terapia dei disturbi psichici.
Spiega quello che si deve sapere sul mondo delle psicoterapie e come le scoperte della psicoanalisi abbiano indicato a genitori, insegnanti, medici quali tappe e quali crisi il bambino attraversi dalla nascita all’adolescenza. Attraverso un dibattito a tutto campo in cui vengono citati autori, metodi, farmaci e “guerre sante” di un’avventura che parrebbe destinata al declino, emerge una visione d’insieme e senza ombre dello stato attuale della scienza che nacque a Vienna, alle prese con le sfide del nostro tempo.
Quarta di copertina
La psicoanalisi di oggi in cosa è affine e in cosa diverge dalle teorie originarie e dalla pratica terapeutica leggendariamente elitaria? E’ psicoanalisi solo quella che si rifà direttamente a Freud? Quante psicoterapie esistono? I disturbi psichici si curano meglio con la psicoterapia o con le “pillole”? […] E’ forse già nata una nuova forma di psicoterapia, la psicoterapia virtuale? […]lo spazio virtuale, il cyberspazio sarà, presto, anche uno dei “teatri” in cui si muoverà la vita mentale di molti, nei suoi aspetti di normalità e di patologia […] La realtà interna si può mettere in rapporto con la realtà virtuale, accendendo la fantasia, soddisfacendo il desiderio, il senso di onnipotenza. Che cosa si prospetta allora alla psicoanalisi di fronte a questi cambiamenti epocali? Resisterà alla tentazione di rinchiudersi di nuovo nel suo castello, con aritocratico distacco? [dal libro] Un’analisi lucida e provocatoria dello stato attuale, dei significati e delle possibilità della psicoanalisi alla fine del secondo millennio.
Indice
La psicoanalisi ha avuto fin dall’inizio amici e nemici che nel corso degli anni si sono spesso scambiati le parti. A volte gli atteggiamenti adottati nei suoi confronti sono suggeriti da pregiudizi e non dalla lettura di testi psicoanalitici. Oppure dal clima politico: il comunismo e il fascismo l’hanno avversata in modo irriducibile. La psicoanalisi, appena si fu evoluta su essenziali basi teoriche, entrò in rotta di collisione con i totalitarismi del Novecento, marxismo-leninismo, fascismo e nazismo.
Le ragioni sono in parte ravvisabili nella incompatibilità fra una disciplina “critica” tesa a sviluppare l’individualità, qual è la psicoanalisi, e la teoria e la pratica dello stato totalitario, detentore di certezze assolute. L’avversione alla psicoanalisi trova un terreno fertile in chi ama le certezze fornitegli da ideologie e credenze consolidate, in chi teme di doversi mettere in discussione. Una teoria che rimane.
Attacchi che si ripetono Dal trauma reale a quello immaginario. La psicoanalisi si ritrova ancora oggi a dover riflettere su imponenti fenomeni sociali improntati alla violenza: guerre ed eccidi che non hanno niente da invidiare a quelli dei peggiori tempi del passato, violenze fra le persone, dagli omicidi dei serial killer a quelli degli adolescenti che uccidono i genitori, dagli stupri alla violenza sessuale sui bambini. Quest’ultima in particolare ci riporta agli albori della psicoanalisi, quando Freud pensava ai traumi sessuali infantili reali come causa di nevrosi. Egli in un primo tempo attribuì l’insorgere di disturbi mentali appunto a traumi sessuali infantili reali.
Dopo pochi anni cambiò idea e fu per lui molto doloroso fare una pubblica confessione di tale inversione di marcia, pensando che anche questa dimostrazione di onestà intellettuale avrebbe dato luogo ad attacchi. Alla ricerca dei nuclei originari dello sviluppo Non tutti sanno che dopo Freud studiosi geniali e ricercatori accurati hanno rielaborato, approfondendole e rinnovandole, molte delle tesi freudiane originarie. Oggi, la psicoanalisi, nata da Freud, è diversa da quella delle origini sotto molti aspetti. Il rinnovamento e l’arricchimento della psicoanalisi sono avvenuti ed avvengono su due direttrici principali: 1. la conoscenza dell’uomo e la terapia; 2. la cultura nei suoi vari aspetti.
Le ricerche di psicoanalisi, dopo Freud, sono andate sviluppandosi in modo particolare in Inghilterra, negli Stati Uniti d’America, in Germania, con un certo ritardo in Francia e in altri paesi, fra i quali l’Italia; fra i paesi del Sud America si sono sviluppate specialmente in Argentina. All’interno del movimento psicoanalitico sono emerse diverse impostazioni teoriche, alcune complementari a quelle freudiane originarie, altre più innovative. Tutte hanno contribuito ad approfondire la conoscenza dell’inconscio del singolo e dei gruppi; a individuare le influenze della vita inconscia sulla crescita; a progredire nella scoperta del “gioco” fra realtà interna e realtà esterna; a indagare sull’impatto che la presa di coscienza di questa dimensione dell’uomo possa avere nella vita del singolo, nell’allevamento del bambino, nell’educazione, nella medicina, nei rapporti sociali, nella vita dei gruppi.
Dimensione clinica della psicoanalisi Un grande fervore di studi psicoanalitici contraddistingue i nostri anni; e la popolazione, di tutte le classi sociali, riserva molta attenzione alla psicoanalisi e agli psicoanalisti. Ma questi anni sono anche contrassegnati da un rinnovato diffuso interesse per la magia, per l’occultismo. Sono i libri sull’argomento, i romanzi che hanno come sfondo la cabala, le trasmissioni televisive a rivelarcelo.
I filosofi della scienza e gli storici delle idee ci hanno convinti che razionalità e irrazionalità, scienza e magia sono destinati a convivere, che è errato supporre che la scienza avanzando elimini ogni credenza nell’occultismo e nelle magie. Pertanto è quasi inevitabile la confusione di idee intorno al dominio dei trattamenti derivati dalla psicoanalisi, nel quale il progresso non procede con formule matematiche e dove la formalizzazione, come la indicano i logici, è ardua e il linguaggio può essere a volte incomprensibile. E’ importante perciò acquisire le informazioni essenziali, che possano consentirci di comprendere a quale categoria assegnare un metodo terapeutico di natura psicologica, nel quale possa capitare di imbatterci. Il fisico-matematico Roger Penrose propone una “quadruplice classificazione delle teorie come superbe, utili, provvisorie e sbagliate”: l’importante è riuscire ad assicurarci che la teoria nella quale ci fossimo imbattuti non appartiene alla quarta classe. Biologisti e psicologisti sul palcoscenico della disputa Il XX secolo ha assistito a un grande progresso parallelo della biologia e della psicologia, quest’ultima rinnovata in massima parte dal movimento scientifico-culturale psicoanalitico.
Due “ideologie”, a quelle scienze collegate, si aggirano fra noi: lo “psicobiologismo”, che vuole spiegare la vita mentale con formule e reazioni chimiche e impulsi elettrici; lo “psicologismo”, che nega alla biologia la capacità e il diritto di occuparsi della “mente”: “si occupi del cervello, lasci stare la mente”. “Psicobiologismo” e “psicologismo” da distinguere nettamente dalle due scienze, psicobiologia e psicologia. Non è certo una disputa nuova; ritorna ora come dissidio fra “orientamenti terapeutici”, fra chi sostiene che le uniche terapie dei disturbi mentali scientificamente dimostrate sono quelle farmacologiche (e fisiche come l’elettroshock) e chi sostiene che i farmaci non servono o sono dannosi e non bisogna darli anche per ragioni “ideologiche”. Psicoterapia virtuale La psicoanalisi, alla fine del secolo scorso e all’inizio di questo, nasceva e andava sviluppandosi nello scenario della ricca borghesia absburgica, in circoli ristretti di scienza e cultura i cui riferimenti oltre a Vienna erano Parigi, Berlino, Londra. L’accettazione e le repulse, le discussioni e le reazioni alle proposte di Freud avevano per scena convegni scientifici, salotti mondani: decine o centinaia di persone.
Niente o assai poco poteva giungere agli strati meno elevati delle popolazioni. Nei primi dieci anni dopo le osservazioni iniziali, le discussioni sulla psicoanalisi si svolgevano tra Freud e pochi intimi: in Italia, come si è visto, cominciarono a diffondersi in ambienti molto limitati quando l’impero absburgico era già da diversi anni crollato e la borghesia viennese aveva da tempo cessato di essere la culla, non priva di contrasti, della nuova “scienza dell’anima”.