PREMESSA
Sindrome di Stendhal è diventata un’espressione del lessico comune per indicare un malessere davanti a un’opera d’arte.
L’espressione deriva dal titolo di un libro della psichiatra psicoanalista fiorentina Graziella Magherini.
Il libro trae spunto dall’osservazione, in molti anni di attività come psichiatra responsabile del Servizio per la salute mentale dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze, di turisti stranieri giunti d’urgenza al servizio e, spesso, ricoverati in preda a uno scompenso psichico acuto: episodi improvvisi e clamorosi, il cui studio ha permesso di rilevare strette relazioni con il viaggio in città d’arte.
A questi casi facevano riscontro altri osservati nella pratica clinica ambulatoriale.
L’osservazione dei singoli casi ha permesso di verificare che, nel corso delle crisi, si animano vicende profonde della realtà psichica.
E il viaggio diventa anche un’occasione di conoscenza di sé.
“Sindrome di Stendhal” è la definizione data dall’autrice a episodi di sofferenza mentale colti in turisti in visita a città d’arte.
Il richiamo a Stendhal vuole dare rilievo a questo tipo di viaggio in quanto evento fattore significativo di crisi.
Una situazione che lo scrittore francese, viaggiatore e capostipite insigne del moderno turista, descrisse in alcune pagine del suo journal.
L’osservazione dei singoli casi ha permesso di verificare che, nel corso delle crisi, si animano vicende profonde della realtà psichica e si riattiva la vitalità della sfera simbolica personale. E il viaggio diventa pure, nella sue soste tanto attese nelle città sognate, un’occasione di conoscenza di sé.
Psicoanalisi, letteratura, storie personali compongono una trama di emozioni e di sentimenti risvegliati dal viaggio, puntando, nell’ultimo capitolo (La vacanza della mente), a un tentativo di comprensione che si inserisce in una linea interpretativa da Freud a Winnicott a Bion, e che conduce a una riflessione sul funzionamento della mente nel viaggio e nel confronto fra sé e l’opera d’arte..
INTRODUZIONE
L’interesse suscitato dalla casistica del turista che, nel corso di un viaggio in città d’arte – viaggio organizzato o no, che sia effettuato da solo o in gruppo, con amici o familiari – cade preda dell’angoscia quando dovrebbe solo sperimentare un godimento estetico sta a indicare una diffusa “sensazione”, se non proprio una consapevolezza, della difficoltà a contenere emozioni che fuoriescano dalla norma del proprio habitat.
PROFILO DELL’AUTRICE
Graziella Magherini è una delle più autorevoli psichiatre psicoanaliste di orientamento freudiano in Italia.
Ha maturato una lunga esperienza di lavoro nelle strutture psichiatriche pubbliche dirigendo il Dipartimento di salute mentale del centro di Firenze e il reparto psichiatrico di Santa Maria Nuova. E’ autrice ben nota per i suoi interessi interdisciplinari fra psichiatria, psicoanalisi e scienze umane.
Fra i suoi libri più conosciuti si segnalano:
- in collaborazione con gianfranco Zeloni, Sul confine.
- Scritti e dipinti da un ospedale psichiatrico (Vallecchi 1964);
- in collaborazione con altri Salute mentale e territorio (Le Monnier 1978).
- Con il Ponte alle Grazie ha pubblicato L’Isola delle Stinche.
- I percorsi della follia a Firenze nei secoli XIV-XVII (1992)
- la Sindrome di Stendhal (1989),
- la Sindrome di Stendhal seconda edizione ampliata nel 1996, dal quale ha tratto ispirazione per il suo omonimo film Dario Argento.
QUARTA DI COPERTINA
Henry, un giovane americano turista a Firenze, arriva alla mia consultazione accompagnato da un amico fiorentino, angosciato e allarmato: alla mostra di Caravagio in palazzo Pitti, aveva cominciato a sentirsi turbato dal sistema di luci che alternativamente illuminavano i quadri e poi li lasciavano in totale oscurità .
Le oscillazioni di luce e buio lo disorientavano causandogli una perdita di senso della sua esistenza così come del senso dei quadri.
Quello che lo sconvolse del tutto fu il dettaglio di un altro quadro, il ginocchio del Narciso.
In questo dipinto, il ragazzo ritratto è in ginocchio davanti a uno specchio d’acqua nel quale egli può vedere soltanto una parte di quanto l’osservatore del quadro può vedere di lui.
Sembra che il ragazzo sia accovacciato sulle gambe, quasi seduto su una delle gambe, con un ginocchio spinto in primo piano: di fatto il ginocchio è il centro fisico del quadro, è l’oggetto più luminoso, è pienamente evidente, ma il ragazzo non lo vede riflesso nell’acqua perché il suo angolo visuale non glielo concede.
Il ginocchio si era trasformato agli occhi del giovane turista in uno spesso, nodoso bastone proiettato all’esterno come per colpirlo. Il ginocchio, divenuto bastone, in tutta la sua minacciosi, appariva isolato, separato dal suo contesto. Henry temette di impazzire e fuggì via..
Capitolo 1
Volgiamoci ora ad alcuni dei grandi viaggiatori classici, ai quali l’Italia si è rivelata una meta essenziale per la loro formazione intellettuale: non a caso essi ne hanno scritto nei modi supremi di un “turismo dell’anima”.
Le loro esperienze possono aiutare a c omprendere le valenze psicologiche del viaggio, anche di quello odierno, pur nelle diversità delle condizioni storiche, oltre che dei presuppposti culturali..
Capitolo 2
“Sindrome di Stendhal” è un termine che abbiamo derivato dalle emozioni descritte in Rome, Naples et Florence del 1817, Promenades dans Rome del 1829, Mémoires d’un turiste del 1838, opere nelle quali lo scrittore francese registra del viaggio non la sola valenza culturale, ma la scala delle reazioni psichiche.
In particolare ci riferiamo, come abbiamo visto, a una pagina di Rome, Naples et Florence in cui si parla della visita nella basilica di Santa Croce e della crisi che coglie lo scrittore all’interno della chiesa, costringendolo a uscire all’aperto, nella piazza, per risollevarsi da una vertiginosa attrazione di storia accumulata e di memorie incise nella pietra secolare della basilica e della città..
Capitolo 3
Il disagio, i sintomi descritti nel capitolo precedente possono comportare, in particolari circostanze, un ricovero in ospedale. L’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, situato nel cuore del centro storico, monumento esso stesso della città antica e del dolore dei suoi abitanti, ha rappresentato e rappresenta un osservatorio privilegiato.
Da molti anni, infatti, la nostra attenzione è stata attratta da un fenomeno peculiare quale l’arrivo al pronto soccorso di turisti stranieri in situazione di improvviso disagio psichico, tale a volte da richiedere il ricovero nel reparto di diagnosi e cura psichiatrica..
Capitolo 4
Tra i viaggiatori di tutti i tempi, Sigmund Freud, viaggiatore di eccezionale tempra, formidabile energia e inesausta curiosit , merita un posto di grande rilievo.
Non tanto, e comunque non solo, per la topografia dei suoi viaggi, quanto per l’intensit emozionale dell’esperienza legata al movimento e alla scoperta, per la voracità dei suoi desideri di esplorazione – e il termine “fame” appare idoneo a rappresentarla – caratteristiche che fanno di Freud un singolare innesto di un esploratore d’altri tempi, proteso alla scoperta geografica, nel moderno esploratore introspettivo, …
Capitolo 5
In Freud troviamo talvolta una concezione tragica della Kultur: essa viene intesa non soltanto come strumento di incivilimento, ma anche come mezzo di una insanabile scissione della personalità, determinando repressione e rimozione di cospicue parti di essa.
Ma si può dire che tale pessimismo è in relazione con l’idea stessa della cura psicoanalitica, secondo la quale “dove era l ‘Es, là l’Io sarà”, posizione da intendersi non come dominio, come controllo dell’Io sulla vita pulsionale, ma nel senso di una reciproca integrazione di queste due sfere.